Profumo di mandarini, belati di pecore.
Felci, castagni, querce, olivi e viti.
Valloni profondi.
Terrazzi di pietre a scaglie.
I Peloritani ci avvolgono, monti selvaggi. Ricordano l’Aspromonte.
Un pastore in Vespa controlla le greggi e ci augura “buon cammino”.
Abbiamo camminato da Fiumedinisi a Itala, siamo ventotto persone, e la giornata è di quelle da ricordare. Prima di tutto perché è una camminata di 17 km, con circa 1000 metri di dislivello in salita e altrettanti in discesa. Poi perché il cambio di paesaggio è molto forte, rispetto ai giorni precedenti. Il bello del camminare è questo: a piedi si colgono cambiamenti, un territorio è fatto di tante valli, ogni valle è diversa dall’altra, ogni valle è una bioregione. E questa bioregione dove siamo adesso, i Peloritani, è Sicilia ma è diversa dalle tante altre Sicilie che conosco.
Ad Alì Superiore pranziamo sui gradini delle chiesa, e i ragazzi del posto, seduti al bar, ci guardano e ci chiedono. Nel pomeriggio altra salita, si passa nella valle successiva, ecco il borgo di Itala sotto di noi. Lunga discesa, e in paese alcuni di noi dormono in un piccolo alberghetto, Le Giare, altri dormono nel refettorio della ex scuola elementare. Nell’albergo hanno allestito una sala proiezioni per il nostro cinefestival “Lo faccio bene”, oggi il tema è “belle storie”, e sono storie belle davvero, Laura Norbis e Roberto Li Calzi hanno parlato del progetto del Cinefest, infondere valori positivi di fronte alla lamentela continua, e dopo questi 7 cortometraggi devo dire che funziona.
Luca Gianotti
Oggi Luigina ed Elisa ci raccontano entrambe la natura dei Peloritani.
I Compagni di Cammino partono oggi da Fiumedinisi, accompagnati, come ieri, da Salvatore del CAI di Messina. Il paesaggio che ci fa da cornice in questa soleggiata giornata di fine novembre è quello tipico delle regioni del Sud: roverelle, mandorli, eucalipto, artemisia absinthium, mentuccia e finocchietto selvatico. Sui Peloritani terrazzati trovano dimora anche gli ulivi e piante di fichi d’India alte come alberi. Monica, una camminatrice della Val Maira ne gusta per la prima volta il sapore dei suoi frutti e vicino ad una pala troviamo un pezzo di fibra secca che mette nello zaino per farne una collana. Continuando a salire, cespuglietti di fiori bianchi attirano la nostra attenzione: è la lobularia maritima, meglio conosciuta in gergo con il nome di alisso. Hanno un inconfondibile profumo di miele. Approfittiamo di una breve sosta per riposare le membra e assaggiare i rinomati agrumi di Sicilia. Qui aranci e clementini non mancano. Dopo la pausa pranzo ad Alì riprendiamo il cammino. Ai nostri lati ferule forti e robuste, alte in alcuni casi anche più di due metri. Questa è la pianta con cui Prometeo rubò il fuoco agli deì per donarlo agli uomini. Se ne possono ricavare anche dei resistenti bastoni viandanti. Rémi, che cammina con noi da ieri, ci racconta che la ferula veniva usata insieme al fango per costruirci delle arnie rudimentali.
Luigina Geusa
Oggi nel suo diario per Sicilia & Donne, Alessandra Beltrame racconta alcuni riti del cammino.
Oggi finalmente ci immergiamo a pieno nell’ambiente dei Peloritani.
Questi monti hanno un aspetto del tutto appenninico: sono caratterizzati da valli scoscese incise da profondi torrenti e sono costituiti da una pietra friabile e contorta (che si è formata in profondità – per pressione e surriscaldamento di rocce più antiche – al momento dell’origine della catena degli Appennini) che è causa di frane, smottamenti e instabilità.
L’uomo nel tempo ha cercato di rendere più solido e coltivabile questo paesaggio, specialmente sui versanti assolati: le colline infatti sono state intagliate da terrazzamenti in pietra a secco dove crescono agrumi, ulivi, fichi e mandorli -le cui radici trattengono il terreno- e ricoperte di boschi di quercia, sorbo e castagno.
La natura, a sua volta, ha contribuito favorendo arbusti di erica e ginestra nelle zone secche ed erose, oppure canneti, aceri ed eucalipti sulle rive dei torrenti.
I muri e i lati delle strade, poi, sono coperti da tappeti di verde acetosella, da fiori di alisso, da alte ferule siciliane, da lavanda e assenzio.
Camminando da Fiumedinisi fino a Itala, oggi, si ha l’impressione che questo ambiente aspro e inselvatichito sia in realtà un equilibrio dettagliato, ricco e rigoglioso, dove ogni elemento fa del suo meglio per aiutare gli altri e dove nessuna posizione è casuale.
Elisa Leger
Si ringrazia la pro loco di Itala per la cena e l’ospitalità.
Stampa: articolo di Francesco Vasta pubblicato ieri su La Sicilia
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